La vicenda di cronaca

È solo di qualche giorno fa la notizia di un quindicenne morto precipitando dal tetto di un centro commerciale (qui trovate la notizia). Il ragazzo, insieme ad altri amici, sale sul tetto dell’edificio alla ricerca di uno scatto memorabile da condividere sui social. Vanno alla ricerca dei cosiddetti selfie estremi. Ma qualcosa va storto e Andrea cade in un condotto di aerazione precipitando per circa 40 metri e perdendo la vita.

Si tratta di un fatto isolato?

Non si tratta del primo caso di decesso avvenuto a seguito di un selfie. L’Università Carnegie Mellon della Pennsylvania ha condotto una ricerca rilevando che i morti per un selfie sono 170 all’anno e sembra che questo numero sia destinato ad aumentare. Si tratta del fenomeno dei selfie estremi, cioè la ricerca di luoghi particolarmente impervi o pericolosi da raggiungere per poi immortalare la propria impresa con un selfie da condividere sui social.

Quali sono i motivi sottostanti a questa ricerca di pericolo?

Possiamo ricondurre questo fenomeno ad un narcisismo esagerato e al desiderio di apparire? Secondo il dott. Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te., che si occupa di Dipendenze Tecnologiche, GAP, e Cyberbullismo, le cose non stanno proprio così. L’esperto afferma “Dobbiamo vedere questi fenomeni sotto una luce più ampia e considerare che il sistema limbico dei ragazzi, sede dell’emotività e dei comportamenti ad essa associati, si forma completamente intorno ai 20 anni. Anche per questo motivo i ragazzi non hanno l’esatta comprensione del pericolo che stanno correndo”.

Qual è il problema allora? Per gli adolescenti è molto difficile riuscire a costruire la propria identità. Non riescono più a raccontare se stessi, quello che sono e quello che provano, attraverso le parole. Al contrario, utilizzano le immagini. In questa fase della vita gli adolescenti cercano di essere riconosciuti dagli altri, lo fanno anche condividendo immagini sui social, sperando di venire imitati e di sentirsi importanti.

Come intervenire

Come possiamo aiutarli allora? Innanzitutto non dovremmo incutere loro timore, ma dovremmo interessarci a loro, a quello che fanno e chiedere cosa provano. È quindi importante conoscere i sentimenti e le emozioni dei ragazzi, ma soprattutto aiutarli ad acquisire il senso del limite per evitare di mettersi in pericolo. È importante perciò parlare con gli adolescenti, confrontarsi con loro e dimostrargli tutto il nostro interesse.

Per ulteriori approfondimenti sul tema vi invito a visitare i seguenti link:

Se avete il dubbio che un amico, un familiare, un figlio abbia problematiche connesse alle dipendenze tecnologiche, al gioco d’azzardo patologico o al cyberbullismo contattate il Numero Verde dell’Associazione Di.Te. 800-770960, attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 20.