L’idea di partenza dell’immagine qui a destra è la famosa “piramide dei bisogni”, ideata da Abraham Maslow nel 1954. Lo psicologo statunitense espose la teoria di una gerarchia di motivazioni. Si va dalle più basse (originate da bisogni primari e fisiologici) a quelle più alte (volte alla piena realizzazione del proprio potenziale umano, cioè all’autorealizzazione). Per Maslow il passaggio ad uno stadio superiore può avvenire solo dopo la soddisfazione dei bisogni di grado inferiore.

E qui veniamo a noi e alla rivisitazione in chiave moderna della piramide dei bisogni. In questo caso il livello della batteria dello smartphone e la disponibilità di una rete Wi-Fi sono collocate addirittura al di sotto dei bisogni fisiologici. Prima di tutto è necessario che siano soddisfatti questi bisogni e solo successivamente potremo passare alla soddisfazione di quelli successivi.

Ma è davvero così?

La prima volta che ho visto l’immagine qui sopra non ho potuto far altro che farmi una gran risata. Poi però ho iniziato a chiedermi che impatto ha la tecnologia sulla mia vita di tutti i giorni. Mi sono risposta che nella mia borsa da almeno un paio d’anni ci sono sempre una batteria esterna e il caricabatterie del cellulare. Quando entro in un locale mai visitato prima mi capita spesso di verificare se è presente una rete Wi-Fi. Non so se rinuncerei a mangiare e a dormire pur di avere batteria carica e connessione. Però l’argomento mi ha incuriosita e ho fatto delle ricerche al riguardo.

Il Dottor David Greenfield, professore di psichiatria all’Università del Connecticut e fondatore del Centro per le dipendenze da Internet e da tecnologia, afferma che “solo una piccola percentuale di persone si può definire effettivamente dipendente, ma molte di queste utilizzano in maniera eccessiva i loro smartphone”. La linea di confine tra l’abuso e la dipendenza è quindi molto sottile. Greenfield afferma che un indicatore della gravità della situazione si ha quando una persona non riesce a smettere di usare il proprio telefono anche quando l’utilizzo di quell’oggetto mette a rischio la sua stessa vita. Non riesce a lasciar andare il proprio telefono nemmeno quando non lo si potrebbe usare (ad esempio alla guida di un automobile o di una bicicletta). Questa perdita di controllo è un segno caratteristico della dipendenza da smartphone.

Il dottor James Roberts, professore di marketing alla Baylor University, elenca tra i maggiori segnali d’allarme l’astinenza. Sentirsi ansiosi, irritabili e inquieti quando non si può utilizzare il telefono è indice di una probabile dipendenza.

Nei casi in cui non si sviluppa una dipendenza, l’utilizzo sempre più frequente dello smartphone e l’essere continuamente connessi possono comunque provocare delle conseguenze negative?

Svariate ricerche dimostrano che il costante accesso ad Internet potrebbe modificare le connessioni cerebrali in maniera potenzialmente dannosa. I tempi di attenzione delle persone si stanno accorciando. I continui avvisi che arrivano dallo smartphone interrompono la già compromessa capacità di concentrazione. Dati di una ricerca dell’Università della Florida suggeriscono proprio questi risultati. Inoltre lo smartphone, attraverso email, chat e telefonate, crea un collegamento costante con il proprio lavoro. Diventa perciò una vera e propria causa di stress. Proprio per questo motivo il governo francese si sta adoperando per vietare alle aziende di inviare email al di fuori dell’orario di ufficio.

Veniamo ora a qualche consiglio pratico.

Che fare per controllare meglio l’uso del proprio smartphone?

Il primo passo è quello di riconoscere quali sono le nostre abitudini con il telefono. Ciò si può fare stimando quanto tempo si spende al giorno nell’utilizzo dello smartphone. Possiamo farlo scaricando una delle tante app che permettono di analizzare l’utilizzo che facciamo del telefono, quanto tempo lo si è usato, quali app si è usate maggiormente, ecc.

Sì, è strano che per disintossicarsi dal telefono si debba usare proprio questo strumento. Ma un’analisi accurata vi farà scoprire in cosa perdete più tempo. Da qui si partirà per il passo successivo. Una volta scoperto quale sito, app o programma utilizzate maggiormente potrete iniziare a risparmiare un po’ di quel tempo. Ad esempio, se scoprite che usate l’app di Facebook due ore al giorno potrete iniziare a controllare l’uso che fate del telefono cercando di usare quell’app al massimo un’ora al giorno. Un’altro suggerimento è quello di disattivare le notifiche che non sono urgenti.

Ultimo accorgimento, ma forse anche il più importante, è quello di stabilire degli orari e dei luoghi che siano liberi dal telefono. Ad esempio, si può decidere che durante la cena o mentre si guarda un film in televisione non si potrà controllare il telefono. Questa definizione di spazi e tempi è molto importante soprattutto se si vuole evitare che l’utilizzo esagerato dello smartphone abbia delle ricadute anche nelle nostre relazioni interpersonali.

Greenfield aggiunge anche che la camera da letto dovrebbe essere una zona libera dal telefono. Lo studioso motiva ciò affermando che “niente di buono arriverà dal tenere il telefono vicino al letto”. Per questo motivo suggerisce di comprare una sveglia invece di usare quella presente nello smartphone.

Fonti: