C’è da festeggiare?
Lo confesso candidamente: trovo che ci sia davvero poco da festeggiare.
Viviamo in un paese in cui le donne guadagnano meno degli uomini, anche a parità di tipologia di lavoro svolto.
Un paese in cui una donna non può decidere del proprio corpo.
Un paese in cui ricorrere all’aborto è legale, ma in pratica è un percorso ad ostacoli ed una lotta contro il tempo.
Un paese in cui se non sei mamma o dici di non volere figli sei considerata donna solo a metà.
Perché in fondo “il desiderio di tutte le donne è quello di avere un figlio”. Potrei andare avanti con altri mille e più esempi, ma il concetto l’abbiamo capito.
Ma allora non c’è speranza?
Qualche piccolo passo avanti c’è, e io non perdo la speranza.
Qui a fianco potete vedere la copertina di un libro che mi sta molto a cuore. Si chiama “Good Night Stories for Rebel Girls”, realizzato da due italiane. Sul loro sito troverete molte informazioni al riguardo. Tutto è nato da un’idea e da un progetto su Kickstarter. La storia è finita con un successo inaspettato. È diventato il progetto di crowdfunding di maggior successo per un libro. Inoltre ora è un vero e proprio caso editoriale conteso dagli editori di mezzo mondo.
Ma cos’è? È un libro di favole della buonanotte. Le favole sono le storie vere di cento «donne straordinarie del passato e del presente». L’idea è che possano fare da modello positivo per le bambine. Tra le protagoniste troviamo Elisabetta II, la pittrice Frida Kahlo e la tennista statunitense Serena Williams. I racconti sono illustrati da 100 artiste provenienti da tutto il mondo.
Ecco cosa hanno dichiarato le due autrici Elena Favilli e Francesca Cavallo:
Ci siamo rese conto che il 95% dei libri e dei programmi tv con cui siamo cresciute non avevano bambine o ragazze in ruoli importanti. Abbiamo fatto un po’ di ricerche e scoperto che le cose non sono cambiate tanto negli ultimi vent’anni, e così abbiamo deciso di fare qualcosa. Nei libri per bambini ci sono ancora molti stereotipi di genere e i genitori non hanno a disposizione abbastanza cartoni animati, riviste o libri con modelli femminili positivi. Per questo abbiamo creato questo libro.
Insomma, non esistono solo le principesse. Ogni bambina può diventare quello che vorrà da grande, una scienziata, un’astronauta o altro, l’importante è che sia consapevole di poterlo fare. E il modo migliore per aumentare la consapevolezza delle bambine è proprio quello di proporre loro i modelli di donne “ribelli”. Ribelli perché hanno combattuto gli stereotipi affermandosi in ambiti considerati ancora fortemente territorio maschile.
Il libro nella sua versione originale è in inglese.
Ma non disperate, dal mese di Marzo è disponibile anche la versione in italiano. Potete trovarla sui maggiori siti di vendita online di libri, e a breve anche nelle librerie. Io sto aspettando con impazienza che arrivi la mia copia, da aggiungere a quella inglese che già possiedo.
La Festa della Donna a scuola
Da qualche mese lavoro in una scuola che offre corsi di formazione professionale. Nello specifico faccio l’insegnante di sostegno in due classi di adolescenti.
Questa mattina avevo in borsa il libro sulla storia di Lucia Annibali. Ne avevo parlato qualche giorno fa con una studentessa e le avevo promesso di prestarglielo, visto il suo interesse all’argomento.
L’ho fatto vedere alla professoressa di lettere ed insieme abbiamo deciso di fare un breve commento sulla vicenda, proprio in occasione della festa di oggi. Sono felice di questa coincidenza, non avevo riflettuto su che giorno fosse quando l’ho infilato in borsa. Quel libro ci ha dato l’occasione di parlare di un argomento così difficile, ma allo stesso tempo così importante da affrontare con i ragazzi. E soprattutto con le ragazze. Perché è a loro che bisogna far capire quando una storia è di “non amore”, come Lucia ha definito quella con l’ex fidanzato.
Ecco, vedere le reazioni di ragazze e ragazzi mi ha migliorato la giornata, non posso negarlo.
Spero che in ogni classe, in ogni scuola, si sia pensato a riflettere nella maniera adeguata su questa giornata. Perché spesso si disprezza la Festa della Donna, ma io credo che sia importante e necessario celebrarla ancora.